Pubblicato da Marziana il 12 agosto 2010
Tempo fa fui molto colpita, leggendo il libro “l’Enigma di Piero”, dal racconto storico relativo ai privilegi di Venezia nel mondo Bizantino e della cattiva fama che nel in tale mondo aveva il commercio; così narra l’autrice:
“Ma se vogliamo capire perché Venezia avesse tanta voce in capitolo su Bisanzio, dobbiamo arretrare alla metà dell’undicesimo secolo. Tutto era cominciato quando un eccesso di realismo politico aveva indotto il basileus Alessio I Comneno a emanare un insieme di privilegi commerciali così esauriente e dettagliato da modificare per sempre la storia economica del Mediterraneo. Il fatidico crisobollo di Alessio, un editto sigillato da una bolla d’oro, si articolava in 8 privilegi. I più carichi di conseguenze erano il quinto e il settimo, che consentivano la costituzione nel Corno d’Oro nel cuore di Costantinopoli, di una colonia mercantile veneziana permanente, e che garantivano alla Serenissima il diritto di compravendita di ogni genere di merce in tutte le regioni dell’impero, con esenzione di qualsiasi dazio, tassa o interesse spettante al Tesoro. Quella di Alessio sarebbe stata la prima di una serie crescente di concessioni, diventando la pietra angolare dell’impero coloniale veneziano nel Levante.
Il reale apporto di Bisanzio con Venezia non si comprende senza tenere conto della cattiva fama che nel mondo bizantino aveva il commercio. Si narra che nel nono secolo l’illuminato imperatore Teofilo ordinò di incendiare un mercantile quando venne a sapere, con vergogna, che apparteneva a sua moglie. Esisteva nell’etica dell’alta aristocrazia e in genere dell’élite bizantina un vero e proprio rigetto culturale del commercio. Il commercio era vergognoso.
Non si trattava solo dell’opinione dei teologi, della condanna del profitto e del lucro, tradizionale in tutta la chiesa cristiana nel medioevo. C’era di più. C’era una concreta diffidenza dei cittadini di ogni livello verso il mercato, un sostanziale, radicato disprezzo per quella che Baudelaire chiamerà “l’essenza satanica del commercio”.
Quanto siamo distanti oggi da quella visione del mondo se il ‘mercato’ è stato posto sull’altare come un dio davanti al quale ogni giorno prostrarsi e il ‘mercato globale’ come una naturale emanazione da invocare, panacea risolutrice di tutti i mali del mondo. Da ogni dove nel mondo occidentale e nelle sue propaggini si inneggia al mercato e sembra non rimanere traccia alcuna della diffidenza dei cittadini verso il mercato e ancora peggio pare non esservi consapevolezza alcuna dei ‘prigilegi’ di pochi, anzi di pochissimi.
Scrive Jean Ziegler ne ‘ La privatizzazione del mondo’
“Come scrive Guy Debord, “per la prima volta le stesse persone sono padrone di tutto ciò che si fa e di tutto ciò che si dice”
I signori regnano sull’universo sia attraverso i loro enunciati ideologici, sia attraverso la costrizione economica o il dominio militare. La figura ideologica che guida la loro prassi porta un nome anodino: “consenso di Washington” Nel 1989 il “consenso è stato formalizzato da John Williamson, economista capo e vicepresidente della Banca mondiale.”
Per analogia cito solo due dei 10 punti di questo moderno editto:
“Dato che il libero commercio progredisce attraverso le esportazioni è necessario favorire in maniera prioritaria lo sviluppo dei settori capaci di esportare i loro beni”
“Promozione della ‘liberalizzazione’ degli scambi al ritmo più sostenuto possibile: L’obiettivo è abbassare le tariffe doganali del 10 per cento ogni anno”.
Ma purtroppo non sono gli unici due carichi di conseguenze.
….”In questo inizio di millennio le oligarchie capitaliste transcontinentali regnano sull’universo. La globalizzazione realizza la fusione progressiva e forzata delle economie nazionali in un mercato capitalista mondiale e in un cyberspazio unificato. Questo processo provoca una crescita eccezionale delle forse produttive. In ogni istante vengono prodotte immense ricchezze. Per la prima volta nella sua storia, l’umanità gode di una grande abbondanza di beni e il pianeta è schiacciato dal peso della sua ricchezza. I beni disponibili superano di molte migliaia di volte i bisogni incoercibili degli esseri umani. Ma anche i massacri si moltiplicano.
I quattro cavalieri dell’Apocalisse del sottosviluppo, la fame, la sete, le epidemie e la guerra, distruggono ogni anno più uomini, donne e bambini di quanto non abbia fatto in sei anni la Seconda guerra mondiale. Per i popoli del Terzo mondo, la ‘Terza guerra mondiale’ è già in corso.
.. Sulla terra ogni sette secondi un bambino al di sotto dei dieci anni muore di fame”.
Come dire che ogni giorno nel mondo, si ripete la strage degli innocenti di Betlemme.
Jean Ziegler, ha insegnato sociologia all’Università di Ginevra , è stato membro del parlamento svizzero, è relatore speciale dell’ONU per il diritto all’alimentazione.