Pubblicato da Guglielmina il 3 marzo 2010
Gli anni 70 con la legge/referendum sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia e la legge sull’aborto sono stati decisivi per la nostra società. Da allora il modo di pensare e vivere degli italiani è iniziato a cambiare.
Le donne in particolare, grazie a queste norme ed alla diffusione della scolarizzazione, hanno ottenuto nuovi strumenti di emancipazione.
Evidenti cambiamenti sociali sono stati l’incessante riduzione dei matrimoni e del tasso di natalità. Non che le donne sentano meno il desiderio di maternità. Sono solo più coscienti e responsabili delle incombenze che gravano su di loro. Doppio lavoro (di cura e produttivo) e rischio povertà nel caso di separazione con figli (oggi il rapporto è 1 separazione ogni 3 matrimoni),
Ma dopo 40 anni il nostro paese, per quanto riguarda la condizione femminile, dove si colloca?
Guardando i dati ISTAT
(Testo di presentazione)
risulta che l’’Italia in vari settori è sotto la media europea.
Perché?
Alcune motivazioni potrebbero essere:
– la donna in questi anni , ha camminato. L’uomo non è stato al passo. La coppia anziché costruire un rapporto di reciprocità è rimasta ferma ad una relazione di complementarietà, ai vecchi ruoli;
– manca lo stato sociale. Finche lo stato non riconoscerà valore pieno al lavoro di cura e non permetterà un equilibrio tra lavoro riproduttivo e produttivo in termini di tempo e distribuzione dei compiti, la donna sarà sempre penalizzata;
– il desiderio di uguaglianza e pari opportunità, rivendicato e cercato, non è stato interiorizzato da molte donne italiane. Si spiegano così i loro sensi di colpa nascenti, lavorando, dal dedicare poco tempo a figli, marito, casa.
E poi lo si vede nel modo di educare i figli , soprattutto i maschi. Le donne dimenticano spesso che sono le madri, principali figure di riferimento, a trasmettere modi di pensare e comportamenti, dalla più tenera età in avanti.
Una signora di origine svizzera, in Italia dall’età di 18 anni mi diceva che suo figlio condivide con la compagna tutte le incombenze familiari. Condivisione a suo tempo da lei vissuta con il fratello, in base all’educazione ricevuta dalla madre e dalla nonna. Questo accadeva in Svizzera 35 anni fa.
Giro la domanda.
Blogger Daniela ha detto…
A dire il vero, mi sembra che dopo la grande scossa degli ’70, ci sia stato un netto cambiamento di rotta a partire dal decennio successivo.
Consiglio a tutti la lettura del libro di Loredana Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, che descrive l’involuzione della società italiana dagli anni ’80 ad oggi che ha relegato sempre più la donna a cornice e accessorio della società. Constata come dall’inizio degli anni ’80 si sia improvvisamente verificato un boom di iscrizioni ai concorsi di bellezza, mette in relazione alcuni fatti di cronaca nera di violenza sulle donne, analizza come viene raccontata la figura femminile dalla pubblicità e dai mezzi di comunicazione, spingendosi fino a constatare come il linguaggio, gli stilemi, i modi di comunicare tipici della pornografia (che certo rispetto per la donna non ne ha) abbiano ormai invaso la comunicazione di massa quotidiana, compresi alcuni programmi cosiddetti per famiglie.
Riprendendo il tema dell’educazione delle bambine, già caro ad Elena Gianini Belotti, analizza cartoni animati, campagne di comunicazione rivolte alle mamme e alle bambine, forum e riviste per mamme in attesa, neomamme e riviste femminili o solamente comportamenti diffusi tra le donne,e finisce per mettere in luce come le femmine vengano addestrate fin da piccole ad un ruolo “passivo”, a contenere l’aggressività come qualcosa di negativo che poi vanno a sfogare sulle altre bambine, a compiacere gli altri. Proprio come si è sempre fatto sin dagli anni ’50, o forse anche prima!
Quindi donne, sveglia! iniziamo ad allevare le nostre figlie come esseri umani tout court e vediamo come va a finire. Forse qualcuna di loro rifiuterà indignata il ruolo di cortigiana alla corte del re sole che sembra ad oggi l’unico possibile in Italia per le donne per riuscire ad occupare ruoli di potere.
3 marzo 2010 18:39
Marziana ha detto…
Ieri sera dopo parecchio tempo ho rivisto ‘pomodori verdi fritti alla fermata del treno’, tralascio le considerazioni sul film che è pura poesia.
Uscì nel 1983.
Ieri sera rivedendolo ho provato gli stessi sentimenti, le stesse emozioni con qualche informazione in più a disposizione su cui riflettere.
Sono trascorsi ben 27 anni ma purtroppo sul versante emancipazione femminile e parità di genere passi avanti non ne sono stati fatti, anzi, semmai qualcuno indietro purtroppo; in tutta franchezza ritengo che la maggiore responsabilità di questa stagnazione se non regresso ce la dobbiamo accollare noi donne e non possiamo tutto imputare all’altro sia esso maschile o sociale; il diritto ha fatto enormi progressi, quindi non sono ora le norme a nostro sostegno che mancano.
Spesso, sempre più spesso mi trovo a pensare che se veniamo trattate come essere inferiori e incapaci, evidentemente lo siamo dato che non riusciamo ad affrancarci dallo stato di dipendenza se non schiavitù; non dimenticando il fatto che siamo noi in modo prevalente e trasversale (famiglia e scuola) a presiedere alla educazione della prole. Che altro aggiungere? prendiamoci la responsabilità di questo mancato progresso.
Marziana
6 marzo 2010 12:34