Di Cormac McCarthy non avevo mai letto nulla. Avevo invece visto due film tratti dai suoi libri: “Non è un paese per vecchi” e “La Strada”. Mi erano piaciuti entrambi. Alcuni mesi fa decisi di colmare la mia lacuna. Era da poco arrivato in libreria ‘Il passeggero’, il suo ultimo romanzo; Stella Maris sarebbe uscito postumo pochi mesi dopo.
All’inizio mi ha colta in contropiede e per certi versi disorientata. Non usa le didascalie. Gestisce i dialoghi semplicemente andando a capo con un rientro quando cambia il personaggio che parla. Raramente dichiara esplicitamente il parlante, talvolta usa l’appellazione nominale, più raramente i beat. Fa un uso interessante e insolito della punteggiatura.
Seguire i dialoghi non è sempre scorrevole, poi ci si abitua e si intuisce chi parla dalla caratterizzazione del personaggio. Considerato lo svolgimento della storia e la storia stessa, alla fine ho concluso che capire chi dice cosa non è sempre rilevante. E’ rilevante invece capire il contenuto, il messaggio del dialogo.
La prima cosa a colpirmi è stato lo stile. Una scrittura ruvida per certi aspetti, ma molto ricercata per altri, originale e mai banale.
La maggior parte del libro consiste principalmente di dialoghi; non ci sono molte parti narrative e descrittive. Utilizza prevalentemente il dialogo per veicolare i contenuti e far procedere la narrazione.
I capitoli non sono numerati e non hanno nemmeno un titolo. In questo specifico romanzo porta avanti, in un certo senso, due storie, che sono in realtà complementari e infine confluiscono in una sola storia. Per la storia principale utilizza la scrittura normale, per la storia complementare usa il corsivo.
Il racconto prende le mosse da un evento importante che induce chi legge ad andare verso una certa direzione, alla fine spiazza il lettore in modo sorprendente e geniale. Attraverso l’eroe racconta in realtà molto del suo paese, gli Stati Uniti; di un preciso periodo della loro storia, dello stile di vita; un segmento della storia moderna, non contemporanea, ma di pochi decenni fa. Racconta il paese e riesce a farlo in modo magistrale.
Nei dialoghi, senza voler esagerare, sfiora la metafisica e questo è senz’altro uno degli aspetti notevoli. Non è il narratore ad esprimere certi concetti, ma sono i personaggi nei dialoghi.
Un plauso alla traduttrice. Tradurre il libro che utilizza anche linguaggi professionali specifici, oltre ad un lessico molto ricercato deve essere stata un’impresa non indifferente. Infatti anche la traduttrice ringrazia parecchie persone che l’hanno aiutata nell’impresa.
Il racconto inizia con due sommozzatori che, sul fondo dell’oceano, si muovono intorno ad un piccolo aereo che sembra essere precipitato. L’aereo è appoggiato sul fondo, perfettamente sigillato ma manca un passeggero.