Alcuni giorni fa ho incontrato una coppia si conoscenti, li conosco da tempo, li vedo di tanto in tanto. Osservandoli e acoltandoli mi è tornato alla mente un aforisma molto in voga negli anni ’80. “Amarsi non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione”.
Li osservavo e pensavo: non si guardano, nemmeno si parlano ed avevo un’immagine mentale che faticavo a definire, poi il ricordo del detto mi ha aiutata.
Li ho visti uno accanto all’altra, ma uno girato da una parte, l’altra dall’altra. Una sorta di Giano bifronte. Uno rivolto a nord l’altra a sud. Li ho visti tirare con grande vigore ognuno verso la propria convinzione, ognuno certo che quella fosse la giusta direzione.
Un dispendio di energie enorme, ma con un unico risultato, rimanere fermi nel medesimo posto, fissi nella stessa situazione, praticamente immobili.
Entrambi stremati dallo sforzo.
In queste situazioni ci si sente risucchiati, svuotati, come se l’altro ci vampirizzassse, ma non è l’altro la causa del disagio. La causa di tutto è la relazione, basterebbe sciogliere, rompere il legame, e liberi andare verso la propria meta.
Spesso l’epilogo è infausto, le conseguenze tremende, mentre si continua a pensare che l’altro deve cambiare. Che noi abbiamo ragione , noi siamo nel giusto e l’altro sbaglia.
Le persone non sono sbagliate, non siano errori da correggere. Sono quasi sempre le relazioni ad esserlo.