Pubblicato da me il 13 giugno 2008
Tempo fa lessi un’intervista a Rita Levi Montalcini, la domanda dell’intervistatore mirava a conoscere se la nota scienziata credesse o meno in una entità superiore che in italiano viene denominata Dio.
Lei rispose che non credeva in Dio. Allora l’intervistatore le chiese se nei vari step di ricerca degli esperimenti scientifici da lei condotti, venisse valutata tra le altre ipotesi la possibilità dell’esistenza di Dio.
Lei rispose che escludeva a priori l’esistenza di Dio.
Fui molto colpita dalla risposta, non tanto perchè io creda o meno in questa entità, ma per la mancanza di metodo scientifico.
Nulla può venire escluso a priori ma se mai a posteriori dopo l’evidenza empirica, escludere qualche cosa in modo aprioristico significa di fatto falsare un esperimento già nel suo principio.
Perchè scrivo questo? da tempo ascolto, osservo, rifletto e mi pare che gli esseri umani tendano alla verifica più che alla falsificazione delle loro ipotesi, mi pare di notare una tensione quasi spasmodica a dimostrare la veridicità delle proprie tesi.
Mi chiedo se è corretta la mia osservazione e se lo è quale motivo soggiace a questo comportamento?
commento di Guglielmina
Di primo acchito mi viene da dire che gli uomini si sentono un pò come dio perciò credono di sapere, di avere la verità in tasca e la somministrano agli altri con una certa arroganza e presunzione. Atteggiamenti molto in voga attualmente ma che non portano certo alla verità. L’umiltà, il “sapere di non sapere” del caro Socrate, è la strada che deve saguire la scienza. Strada aperta alla falsificazione. E’proprio attraverso la falsificazione come sostenuto da Popper che la vera scienza procede in avanti rigettando le ipotesi false. E’ più facile trovare conferme al proprio pensiero, vuoi per chiusura mentale, vuoi per arroganza, che cercare alternative. Le alternative vengono dagli altri. Non bisogna mai dimenticare che lo scibile è infinito mentre noi siamo finiti.
daniela
14 giugno 2008 14:41
commento di Marziana
Questa mattina al notiziario delle 07,30 mi sono casualmente imbattuta nell’intervista a Rita Levi Montalcini che celebra i suoi 100 anni di età, in risposta alle domande dell’intervistatrice ha fatto l’elenco di tutto quanto di buono, benefico e positivo è accaduto nella sua vita, molte cose e al termine ha concluso:
“… e di tutto questo devo ringraziare il caso”. Confesso che l’affermazione mi ha divertita in quanto per abitudine la locuzione è qualcosa del tipo “…. grazie a dio” oppure “…grazie al cielo” o altro del genere riferito a qualche entità superiore, invece Rita ha ringraziato il caso…e mi è parso di cogliere una assonanza con il ‘fato’ di antica memoria ed allora mi è sorta spontanea una riflessione, evidentemente ognuno ha il suo dio e il suo è evidentement il caso se sente di ringraziarlo….
22 aprile 2009 18.44